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Origini della psicologia dello sport

Le origini della psicologia dello sport risiedono nelle antiche tradizioni elleniche. I manoscritti che ci sono arrivati dei primi giochi olimpici narrano come il destino di una competizione sportiva non dipenda esclusivamente dalle prestanza fisico-atletica, ma astuzia, strategia, coraggio, e stati d’animo, caratteristiche legate all’attività mentale, facevano la differenza.

Tradizionalmente, la psicologia dello sport si è diffusa in maniera significativa quando è stata riconosciuta dal mondo sportivo come ambito conoscitivo in grado di fornire un valido contributo al miglioramento della prestazione sportiva degli atleti delle squadre nazionali. Basti pensare, già per le olimpiadi di Los Angeles del 1984 ben 20 psicologi canadesi lavoravano con atleti e atlete che vi parteciparono, e nel 1988 a Seoul la maggior parte delle rappresentative dei paesi industrializzati comprendeva questa figura professionale all’interno dello staff ma, oltre il Canada, gli USA, l’Australia, il Giappone, la Svezia, la Germania e l’Unione Sovietica, anche nazioni in via di sviluppo, quali ad esempio, l’Algeria, la Nigeria, la Colombia e Cuba utilizzavano psicologi dello sport.

Il panorama attuale vede lo psicologo nello staff di molte squadre e dei singoli atleti di alto livello così come in squadre amatoriali o semiprofessioniste.

Introduzione

L’atleta impegnato nella sua performance sportiva si trova ad affrontare diversi ostacoli che possono determinare l’esito della sua prestazione. Le scienze dello sport, ed in particolare la psicologia, può fornire diversi strumenti che permettono allo sportivo di superare queste difficoltà.

La necessità di un aiuto che affianchi ed integri la preparazione fisica, è diventata negli ultimi anni un bisogno dell’atleta. La mente viene considerata sempre di più come un elemento importante nella prestazione sportiva. Educare separatamente fisico e psichico è l’errore di quanti, partendo da una visione cartesiana dell’uomo, hanno privilegiato lo sviluppo di uno rispetto all’altro.

La psicologia dello sport infatti, si è evoluta dando non solo intervento di sostegno psicoterapeutico, ma diventando strumento per l’allenamento mentale (mental training). Oggi è una possibilità in più da sfruttare per migliorare il comportamento agonistico. L’intervento psicologico tende allo sviluppo e alla valorizzazione delle potenzialità dei singoli e della squadra in modo da raggiungere lo stato psicofisico ideale prima di un appuntamento importante.

Molti atleti di alto livello seguono, infatti, programmi di allenamento mentale. Ad esempio Cassius Clay, diventato poi Muhammad Ali, è stato uno dei primi a coltivare mente e forza pensando che in questo modo sarebbe diventato il più forte, poi dimostrato ampiamente.