Come funziona la terapia breve nello sport
Utilizza l’approccio originale alla formazione e alla soluzione dei problemi umani della Terapia Breve Strategica, la quale presenta specifici fondamenti teorici e prassi applicative in costante evoluzione sulla base della ricerca empirica. Si tratta di un intervento che si occupa da una parte di eliminare i comportamenti disfunzionali per i quali l’atleta, la squadra o la società, dall’altra, ha chiesto l’intervento, di produrre il cambiamento delle modalità attraverso cui questa costruisce la propria realtà personale e interpersonale. Di conseguenza rappresenta un intervento radicale e duraturo. Si applicano inoltre anche tecniche suggestive e immaginative per favorire l’apprendimento ideo-motorio.
Quando ci troviamo di fronte a una difficoltà – sia essa personale, relazionale o professionale – la prima cosa che ci viene da fare per risolverla è utilizzare una strategia che ci appare produttiva, magari perché ha funzionato nel passato per una difficoltà simile. Se la strategia scelta funziona, la difficoltà si risolve in breve tempo, capita però talvolta che la nostra strategia non funzioni come ci saremmo aspettati e che questo ci porti a intensificare ulteriormente i nostri sforzi in quella direzione, dal momento che la soluzione pensata ci appare ancora la più logica, ovvia, o la unica possibile. Ma più applichiamo questo strategia più la difficoltà iniziale sembra non solo non risolversi, ma addirittura complicarsi, trasformandosi in un vero e proprio problema strutturato.In questi casi sono proprio gli sforzi che la persona compie in direzione del cambiamento a mantenere la situazione immutata, ovvero: le “tentate soluzioni” messe in atto dal soggetto e dalle persone a lui vicine per cercare di risolvere il problema finiscono per alimentarlo e determinarne così la persistenza.
Questi tentativi di soluzione sono spesso riconosciuti dalla persona stessa come non funzionali, ma nonostante questo ella non riesce a fare altrimenti, sviluppando così una radicata sfiducia nella possibilità di un cambiamento della propria situazione problematica.
Da un punto di vista strategico quindi, per cambiare una situazione problematica, è necessario lavorare su come questa si mantiene nel presente, grazie alla ridonante ripetizione delle “tentate soluzioni” adottate.
Per questo motivo, il terapeuta strategico si focalizza fin dal principio della terapia sul rompere questo circuito vizioso che si è venuto a stabilire tra le tentate soluzioni e la persistenza del problema, lavorando sul presente piuttosto che sul passato, su “come funziona” il problema, piuttosto che sul “perché esiste”, sulla ricerca delle “soluzioni” piuttosto che delle “cause”.
Scopo ultimo dell’intervento terapeutico diviene così lo spostamento del punto di osservazione del soggetto dalla sua posizione originaria rigida e disfunzionale (che si esprimeva nelle “tentate soluzioni”) ad una prospettiva più elastica e funzionale, con maggiori possibilità di scelta.
In questo modo si acquisisce la capacità di fronteggiare i problemi senza rigidità e stereotipia, sviluppando un ventaglio di diverse possibili strategie risolutive.