Resilienza e trauma
La domanda che tutti ci poniamo è: possiamo ricostruire noi stessi, dopo un trauma come anche quello che stiamo vivendo ora, con dignità e grazia? Se cerchiamo possiamo trovare la resilienza nei momenti duri in strade che prima non avevamo mai percorso e l’uomo, in tutti questi anni, ha ampiamente dimostrato la capacità di resistere alle avversità più tremende.
Possiamo definire la resilienza come la capacità delle persone di mantenere un livello stabile e sano di funzionamento psicologico, durante e dopo un evento altamente pericoloso e traumatico.
Richard Tedeschi e Lawrence Calhoun, in una loro ricerca, hanno fatto notare come non tutte le persone sviluppino un disturbo post-traumatico dopo un trauma. Alcune mostrarono una notevole capacità di recupero e un cambiamento psicologico positivo che gli autori hanno chiamato “crescita post-traumatica”. Ovviamente, suddette persone, avrebbero preferito non aver mai provato quel trauma, ma quelle tra loro che hanno sperimentato questa crescita ne sono rimaste sorprese perché inaspettata nel mentre cercavano di dare un senso a quanto accaduto.
Sette, sono le aree di crescita individuate:
- Maggiore apprezzamento della vita
- Maggiore apprezzamento e rafforzamento delle relazioni strette
- Maggiore compassione e altruismo
- L’identificazione di nuove possibilità o uno scopo nella vita
- Maggiore consapevolezza e utilizzo dei punti di forza personali
- Sviluppo spirituale potenziato
- Crescita creativa
Il trauma è come un sisma, che manda in frantumi un’insieme di credenze, ipotesi e visione del mondo avuta sino a quel momento.Ci si ritrova poi di fronte una scelta: ricostruire se stessi o lasciare che le macerie soffochino l’anima.
“Quando non siamo più in grado di cambiare una situazione, siamo sfidati a cambiare noi stessi” V.Frankl
Affinché avvenga questa crescita è fondamentale ricostruirsi e paradossalmente, quando si è stati così scossi, pare sia il momento migliore per farlo.
La curiosità sembra essere un fattore chiave nella riuscita. Esplorare sentimenti, sensazioni, pensieri con flessibilità permette di dare significato a quello che all’inizio sembrava incomprensibile. Dobbiamo quindi guardare in faccia la paura come si dice spesso in terapia breve strategica. Esplorazione però non significa ruminazione perché quest’ultima è deleteria per il nostro sistema. Il pensiero circolare ossessivo, sempre sulle stesse domande, conduce a rafforzare il dubbio e portare alla depressione anziché alla ricostruzione, vedi anche lo studio di Marie Forgeard ed evitare il trauma non aiuta questa “crescita post-traumatica”, vedi Kashdan Todd e Kane Jennifer.
Per aiutarci in questo processo potremmo usare la scrittura, così da lasciare fuori di noi quel carico invece che trasportarlo e, allargando ulteriormente, anche le altre forme d’arte possono diventare strumento a tale scopo (vedi il libro di Tobi Zausner).
So che i tempi sono difficili in questo momento, e potrebbe sembrare così lontano prima che possiamo ritrovare la fiducia in noi stessi , nel mondo e negli altri. Tuttavia, le ultime ricerche sulla crescita possono offrire qualche speranza che molto probabilmente ne usciremo più forti, più creativi e con un senso più profondo del significato della vita che abbiamo mai avuto prima.