Lo sport in ogni punto: quando la paura di sbagliare fa sbagliare
L’atleta impegnato nella sua performance sportiva si trova ad affrontare diversi ostacoli che possono determinare l’esito della sua prestazione. La psicologia si è evoluta fino a diventare uno strumento per l’allenamento mentale dell’atleta, configurandosi quindi, come una possibilità in più da sfruttare per migliorare il rendimento agonistico.
Molti atleti di alto livello seguono, infatti, programmi di allenamento mentale. Ad esempio Cassius Clay, diventato poi Muhammad Ali, è stato uno dei primi a coltivare intelligenza e forza pensando che in questo modo sarebbe diventato il più forte, poi dimostrato ampiamente.Educare quindi separatamente fisico e psichico è l’errore di quanti, partendo da una visione cartesiana dell’uomo, hanno privilegiato lo sviluppo di uno rispetto all’altro.
Evito in questo contesto di dilungarmi sulle specifiche specifiche capacità fisiche e mentali che ogni sport richiede, lasciando a chi interessato alla bibliografia in fondo pagina. Il focus qui è sull’ansia, in particolare ansia da prestazione, che possiamo ritrovare anche in altri disturbi come quello sessuale. Questa si manifesta sia per la gara in generale, ma anche per sessioni, intese come singoli punti da ottenere. Chiaro quindi che nel momento topico tale ansia giocherà a sfavore dell’atleta facendolo sbagliare.
La ricerca della precisione associata all’ansia genera la paura di sbagliare. A livello fisiologico le reazioni a cascata generate dall’ansia fanno aumentare il controllo ossessivo propriocettivo. Questo si trasforma in un rallentamento del movimento, perché l’atleta comincerà scansionare ogni più piccolo muscolo, valuterà tutti i più piccoli movimenti delle braccia delle gambe, di come tiene la racchetta o la mazza, anziché fare ciò per cui si è allenato duramente e per cui non ha bisogno di pensare. Oltre a tale perdita di tempo si creano delle tensioni muscolari più o meno grandi che impediranno il corretto, morbido fluire del gesto atletico e un successivo irrigidimento delle parti interessate. Nella sostanza ciò che prima era ansia si trasforma così in ricerca ossessiva in un attimo.
La terapia strategica ci ha mostrato come sia semplice uscire da questo circolo vizioso, cominciando a utilizzare una logica circolare anziché lineare. Esempio di una semplice tecnica, che ho utilizzato in molti potrebbe essere quella di allenarsi a sbagliare il punto, così da interrompere quel controllo ossessivo che ostacola. Chiaro che ogni tecnica dovrà essere adatta sia all’atleta che allo sport praticato così da rendere efficace ed efficiente la strategia.
Dr.Alberto Castello
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