noia

alberto benessere

Come sconfiggerla con questa semplice soluzione

Il modo più comune di definire la noia nella cultura occidentale è quella di “non aver niente di interessante da fare”. Essa è vissuta come non piacevole nel quale, una perdita d’interesse con difficoltà di concentrazione in quello che si sta facendo, un desiderio nel volere qualcosa, ma non riuscendo a raggiungere soddisfazione in quel che si sta facendo, e con la percezione della futilità della vita (vedi anche Goodstein E.S. 2005, Experience without Qualities: Boredom and Modernity, Stanford University Press, Redwood CA; Eastwood, J.D., Cavaliere, C., Fahlman, S.A. & Eastwood, A.E. (2007). A desire for desires: Boredom and its relation to alexithymia. Personality and Individual Differences, 42, 1035-1045).

La noia è un’esperienza universale, provata almeno una volta nella vita. Come detto precedentemente la noia è un’esperienza negativa, predittiva di un senso di solitudine, rabbia e tristezza, cui spesso le persone cercano di sopperire attraverso il gioco d’azzardo, alcool o droghe. Kierkegaard la definì come “la radice di tutti i mali”.

Certi artisti però cercano la noia sostenendo che in essa possono trovare nuove forme creative. Lo stesso Nietzsche suggeriva che “l’uomo di rara sensibilità valuta la noia come un impeto a raggiungere un’obiettivo”.

Alcune delle cause della noia possono essere:

  1. Monotonia della mente dovuta alla ripetizione e perdita d’interesse per quello che stiamo facendo
  2. Perdita dello stato di “Flow” ovvero quando siamo al massimo della nostra potenzialità
  3. Bisogno di novità
  4. Scarsa attenzione alle proprie attenzioni

Quali sono quindi i modi per risolvere questo annoso problema? Usualmente le soluzioni che le persone trovano o si possono trovare anche in rete hanno un focus esterno come ad esempio cambiare attività (sensation seekers), trovare una nuova sfida, togliere le distrazioni. Tutte ottime soluzioni, ma forse alcune di queste potrebbero far peggiorare la situazione invece che migliorarla. Personalmente credo che sia più utile concentrarsi su se stessi, come del resto suggeriscono anche alcune ricerche (vedi, Eastwood sopra) e molti fra psicologi e psicoterapeuti sia in Italia che all’estero. Ascoltare le proprie emozioni e cercare di utilizzarle è forse quanto di più utile possiamo fare, essere consapevoli di queste e di ciò che desideriamo. Questo è anche un paradigma della terapia breve strategica, trasformare un limite in una risorsa.

Articolo Eastwood